Abilitazioni all’estero per insegnanti – Perché sceglierle

L’abilitazione all’insegnamento in Europa

Grazie alle direttive dell’Unione Europea e al costante sviluppo di partnership internazionali tra università, un numero sempre maggiore di studenti decide di intraprendere percorsi di studio all’estero. Negli ultimi anni sono aumentati allo stesso modo anche i docenti italiani che hanno scelto di conseguire l’abilitazione all’insegnamento in altri paesi europei.

Le istituzioni e leggi universitarie di ciascuno stato hanno stabilito percorsi formativi differenti per conferire l’abilitazione all’insegnamento o la specializzazione al sostegno, con approcci che possono variare anche per i singoli atenei. Tuttavia sussistono standard europei che garantiscono sia la comparabilità tra titoli di diversi paesi che la loro validità per l’abilitazione professionale in tutta Europa. Esiste infatti un principio fondante su cui si basa e che regola la mobilità di professionisti all’interno dell’area europea:

Un titolo considerato valido per l’abilitazione professionale in qualsiasi paese dell’Unione Europea è valido per l’esercizio della stessa professione in ogni Stato membro.

La direttiva (2005/36/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 7 settembre 2005) che sancisce questo principio è chiaramente volta a incoraggiare lo scambio di risorse tra università, in uno spirito di apertura internazionale. La direttiva rappresenta in questo senso una tappa importante nel percorso tracciato dal Congresso di Bologna e dalla Convenzione di Lisbona verso la creazione di un sistema europeo per l’educazione universitaria.

Perché scegliere le università estere

Cogliere le opportunità che ci vengono offerte da questo approccio moderno all’istruzione oggi rappresenta una grande occasione per entrare in contatto con realtà accademiche, sociali, culturali diverse da quelle del nostro paese. Per gli studenti o aspiranti docenti lo studio all’estero può significare una valida esperienza formativa per l’arricchimento personale. Per le università le relazioni con istituzioni estere offrono uno strumento di crescita attraverso il confronto. Possono infatti favorire lo scambio di risorse formative e condurre nel lungo termine al perfezionamento dei rispettivi standard accademici.

Paesi come la Romania offrono oggi la possibilità di svolgere corsi di abilitazione all’insegnamento e di specializzazione al sostegno con validità internazionale. In accordo con gli standard europei, una volta ottenuto il riconoscimento dal MIUR i titoli conseguiti sono completamente abilitanti allo svolgimento della professione anche in Italia.

Abilitazione all’insegnamento: Cosa distingue le università estere?

Nel tentativo di adeguarsi a standard e necessità moderne, molte università hanno cominciato a strutturare i propri corsi tenendo conto della necessità di una maggiore apertura internazionale. Questo ha comportato sia il facilitare l’accesso ai corsi che l’ideazione di programmi di studio in grado di rispondere ai più recenti standard europei. Il titolo rilasciato dovrà infatti abilitare alla professione all’interno di tutto il territorio dell’Unione Europea. È pertanto necessario offrire una solida preparazione di base per integrare in seguito le competenze specifiche richieste nei singoli paesi.

La validità dei titoli

È esemplificativa a questo riguardo la differenza tra i corsi di specializzazione per il sostegno in Italia e Romania. I due piani di studi sono accomunati dal numero di ore di lezione e crediti formativi previsti. In Italia il tirocinio formativo per il sostegno ha valore abilitante per una classe di concorso specifica, che determinerà quale disciplina si andrà a insegnare. In Romania il TFA è strutturato per la formazione docenti preposti specificamente al sostegno, con un approccio più focalizzato sulle necessità dei bambini con esigenze specifiche, che non sull’insegnamento della singola disciplina. Inoltre il titolo romeno fa riferimento alla laurea posseduta e al piano di studio svolto, invece che alla singola classe di concorso. Per questo oggi il corso conseguito in Romania permette di essere abilitati per un maggior numero di classi di concorso italiane. Questa differenza rappresenta un indubbio vantaggio per i docenti abilitati all’estero.

Si è tuttavia spesso obbiettato che i diversi orientamenti formativi rendano i titoli non comparabili in modo assoluto e per questo non validi in Italia. È opportuno tenere conto del fatto che la figura dell’insegnante di sostegno in Italia ha un ruolo diverso rispetto alla Romania, dove i bambini con esigenze speciali vengono seguiti in classi dedicate. Questa scelta educativa determina ovviamente le diverse competenze richieste agli insegnanti di sostegno in Romania rispetto all’Italia.

Standard universitari e professionali europei

È possibile concordare o meno con questo orientamento pedagogico e con le relative scelte messe in atto dalle università della Romania per preparare i futuri professionisti del sostegno. Allo stesso modo è legittimo domandarsi se sia necessario che gli abilitati all’estero debbano integrare specifiche competenze per adeguarsi alle necessità della scuola italiana.

In nessun caso tuttavia le differenze tra gli standard universitari e professionali dei paesi dell’Unione Europea devono essere utilizzate come pretesti per sminuire il valore di un’abilitazione estera.

Fare ciò significa in sostanza negare il valore che scaturisce dal confronto con scelte diverse e precludere la strada alla creazione di ponti internazionali tra accademie, senza considerare che è in questa direzione che la maggior parte delle moderne università europee dovrà inevitabilmente volgersi in futuro.

Accessibilità dei corsi

La maggiore accessibilità dei corsi è un secondo vantaggio che ha portato numerosi docenti italiani a scegliere di abilitarsi all’insegnamento all’estero. Anche questo aspetto è stato tuttavia spesso utilizzato come pretesto per sminuire le accademie estere rispetto a quelle italiane. In un certo senso si parte spesso dal presupposto che una maggiore selettività sia di per sé una garanzia di migliore qualità dell’istruzione.

In verità i criteri per l’accesso vengono stabiliti in base alle necessità e ai principi educativi che riguardano ciascun paese e talvolta anche i singoli atenei. Di conseguenza paesi differenti stabiliranno diversi criteri. Tuttavia una maggiore selettività di per sé non ha niente a che vedere con la qualità dell’insegnamento.

Questa viene determinata soprattutto dalle competenze che derivano dal corso, dai criteri di valutazione e quindi dalla selettività nel suo superamento, piuttosto che da quella nell’ammissione. L’aver raggiunto realmente i requisiti per il conseguimento del titolo avrà sempre un peso maggiore rispetto a qualsiasi criterio di selezione iniziale.

Romania, Spagna e Italia

In Romania ad esempio per accedere al corso di specializzazione al sostegno è necessario il possesso di una laurea di primo livello, ma sono esclusi i Diplomati Magistrali e Insegnanti Tecnico Pratici se non in possesso di titolo idoneo. Questi ultimi sono al contrario ammessi per gli stessi corsi nelle università della Spagna. Dovremmo dedurre che la qualità del corso in Romania sia necessariamente superiore? In Italia per accedere al corso è richiesta una laurea magistrale, 24 CFU in specifiche discipline e il superamento di una prova preselettiva. Considerando unicamente il parametro dell’accessibilità potremmo creare una facile classifica della qualità dell’insegnamento in Romania, Spagna e Italia. Questo genere di semplificazioni tuttavia non tiene conto delle numerosi variabili che determinano i criteri di ammissione nei diversi paesi e università.

Abilitazione professionale nell’Unione Europea

Sfortunatamente molti considerano la maggiore accessibilità di altre università europee come un pretesto per mettere tutte le abilitazioni conseguite all’estero su uno stesso piano. Tutti i corsi con criteri di accesso meno selettivi vengono spesso indistintamente definiti una ‘scorciatoia facile’. Abbiamo osservato tre criteri distinti per Spagna, Romania e Italia e certamente spostandosi in diversi paesi se ne potrebbero trovare altrettanti.

Esiste tuttavia, come si accennava prima, un unico criterio che stabilisce la validità di un titolo professionale in Europa. L’essere abilitati allo svolgimento di una professione in un paese europeo è il prerequisito fondamentale perché l’abilitazione sia valida in tutto il territorio dell’Unione.

È talvolta necessario tenere conto della diversità degli approcci accademici e dove opportuno integrare specifiche competenze. Tuttavia è in base a questo principio che è sbagliato negare in assoluto la validità di un abilitazione conseguita in un altro paese europeo per l’esercizio della relativa professione in Italia. Ciò significherebbe infatti sminuire la preparazione di tutti gli esperti abilitati di quel paese che esercitano la stessa professione. Nonostante l’infondatezza di una simile conclusione, opinioni di questo tipo sono ancora piuttosto radicate, sia nella concezione comune che nei discorsi tra professionisti del settore.

Abilitazioni internazionali e università moderna

In definitiva la validità di un titolo non dipende solo dalle questione burocratiche e legali che ne determinano la spendibilità nei singoli paesi. Nella scelta di un percorso di abilitazione l’attenzione deve essere focalizzata prima di tutto sulla qualità dell’ateneo. Il confronto con università estere, soprattutto se si tratta di istituti che hanno aperto le porte agli studenti internazionali, oggi rappresenta un grande valore aggiunto nello svolgimento di un corso di abilitazione. Ma oltre all’esperienza formativa studiare all’estero significa, in una prospettiva europea, avvicinarsi a una visione dell’università più attuale.

L’esigenza di confrontarsi con i percorsi di studio esteri sarà necessariamente sempre più sentita nei prossimi anni. Sfortunatamente in Italia la discussione resta concentrata sul rimarcare rigidamente la differenza tra il percorso italiano e quelli esteri. I benefici che deriverebbero dal confronto, dall’arricchimento reciproco e dall’instaurazione di rapporti di partnership duraturi sembrano ancora lontani dall’essere considerati. Organi ufficiali come il MIUR il più delle volte hanno affrontato il problema soffermandosi solo sul l’incomparabilità dei titoli. In nessun caso sono state proposte soluzioni a lungo termine per il riconoscimento degli abilitati all’estero.

Sentenze del consiglio di Stato

Le recenti sentenze del Consiglio di Stato hanno più volte ribaltato le decisioni del MIUR riguardo al riconoscimento dei titoli esteri. Questi risultati rappresentano un’ulteriore riprova della necessità di modernizzazione che ancora sussiste in Italia.

Le sentenze hanno in definitiva ribadito l’importanza di riconoscere le norme europee che regolano le abilitazioni e, di riflesso, i valori di internazionalità che le sottendono. È quindi lecito aspettarsi che in futuro qualunque decisione presa dal MIUR che non vada in direzione di una maggiore apertura sarà ugualmente contestata. Sarà infatti inevitabile confrontarsi con le necessità che scaturiscono dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea.

Ciò dipende dal bisogno di accostarsi a una realtà accademica internazionale dove la creazione di relazioni di scambio e confronto tra paesi è costantemente incoraggiata. È per questo che oggi conseguire l’abilitazione all’insegnamento all’estero significa scegliere atenei moderni e adeguarsi agli standard accademici del futuro, unendo competenze, esperienze di vita e numerose opportunità professionali.


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Nota

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